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Cosa intendo con il termine “disturbi di insegnamento”?

Vere e proprie distorsioni del modo di concepire il proprio ruolo di docente. Una concezione che prevede un modello unico di funzionamento e di risposta, sempre uguale per tutti. Quello che conta è imparare nel modo standard, spesso lo stesso con il quale il docente ha imparato quando era studente, molti anni prima.

La caratteristica principale del “disturbo di insegnamento” sembra essere l’accanimento, che nasce dall’idea che ripetendo si impara.

Se una serie di nozioni, o un algoritmo, o una regola non vengono imparati si deve insistere, ripetere. Per alcuni insegnanti non esiste possibilità alternativa alla memorizzazione, alla riproposizione dello stesso modulo e degli stessi schemi.

L’impotenza genera rabbia e annulla la possibilità di vedere altre soluzioni se non la negazione dell’apprendimento. Troppo facile fare un’operazione consultando la tavola pitagorica, o risolvere un problema avendo a disposizione le formule! Come se il fatto di avere le formule sotto gli occhi portasse automaticamente alla risoluzione del problema.

Per un insegnante può esistere il disturbo di memoria? Probabilmente da alcuni insegnanti anche il deficit di memoria viene considerato un’invenzione per giustificare la scarsa volontà e applicazione degli studenti.

Chi ha un deficit nella memoria di lavoro non riesce a compiere le operazioni di consolidamento perché la traccia si deteriora mentre viene prodotta, come accade ai bambini che non riescono a ripetere il numero appena ascoltato, ma ne ripetono uno simile. Come potranno scrivere i dettati, o prendere appunti se dimenticano immediatamente quello che è stato detto?

In ogni caso il risultato è che il “disturbo di insegnamento” aumenta gli effetti del disturbo di apprendimento, ma si potrebbe anche dire che, senza la rigidità di alcuni docenti, questo disturbo di apprendimento tenderebbe a scomparire.