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Gli anni dell’infanzia sono spesso segnati da numerose paure, angosce o manie..e non è sempre facile distinguere che cosa sia davvero preoccupante da ciò che rientra in una normale fase di sviluppo.

I bambini infatti crescono e cambiano molto velocemente e un loro particolare comportamento, che magari ci aveva destato un po’ di preoccupazione, può scomparire spontaneamente da un giorno all’altro.

Tuttavia ci sono dei sintomi o dei segnali che non dovrebbero mai essere sottovalutati e che renderebbero necessario un colloquio di approfondimento. Proviamo a vedere i più comuni:

  • Cambiamenti di comportamento: il bambino diventa improvvisamente aggressivo, assume continui comportamenti oppositivi di sfida, non rispetta le regole o gli adulti di riferimento; al contrario, appare insolitamente apatico e taciturno o, ancora, mostra dei comportamenti compulsivi (lavaggi continui, controlli ripetuti, etc.) o dei tic.
  • Difficoltà scolastiche: il bambino manifesta una flessione apparentemente inspiegabile del rendimento scolastico; le maestre lamentano che a scuola non sta attento, fatica a seguire il passo dei compagni o disturba la classe; fatica a socializzare con i compagni; rifiuta di andare a scuola o presenta forti somatizzazioni (mal di pancia, vomito, mal di testa, …).
  • Problemi di sonno: il bambino mostra improvvisamente difficoltà nell’addormentamento, nel dormire da solo o manifesta frequenti risvegli notturni caratterizzati da ansia.
  • Difficoltà nell’alimentazione: il bambino rifiuta il cibo, accetta solo pochi alimenti selezionati o al contrario mangia di tutto (anche cose non commestibili) oppure ancora, presenta ripetute crisi di vomito non associabili a patologie specifiche.
  • Disturbi d’ansia: il bambino sperimenta angoscia eccessiva di fronte a determinate situazioni o lamenta paure mai avute prima.
  • Altri problemi psicosomatici: pipì a letto (enuresi), mal di testa, mal di stomaco, nausea, ecc..

Bisogna ricordarsi poi che i bambini, per quanto a volte non siano in grado di chiedere aiuto, si rendono però conto di stare male e di vivere le cose diversamente da quanto fanno i loro amichetti: ecco che allora possono iniziare a sentirsi inadeguati, cattivi o non all’altezza, con ripercussioni negative sulla loro autostima.

Il pedagogista può incontrare regolarmente i genitori per fare il punto della situazione e aiutarli a far emergere le loro competenze educative e a comprendere i bisogni particolari ed il disagio del proprio bambino.